La notte era un’alleata perfetta. Il silenzio della città, interrotto solo dal mio respiro sempre più profondo, mi avvolgeva mentre salivo i gradini di quel vecchio edificio. Mi chiamavano Crypto, un nome che portavo con un pizzico di mistero, ma quella sera non ero lì per enigmi.
Un messaggio ricevuto poche ore prima mi aveva spinto qui: “Sala Rossa, mezzanotte. Sii pronto a tutto.”
Aprii la porta. La Sala Rossa era esattamente come l’avevo immaginata: luci soffuse, una penombra carica di promesse, e al centro una grande chaise longue rivestita di velluto cremisi. Le pareti erano coperte di specchi, riflettendo ogni angolo della stanza, ogni possibile peccato.
E lei era lì, in piedi, con un bicchiere di vino in mano. Indossava un corsetto nero che stringeva i suoi fianchi e sollevava i seni come un’offerta divina. Le sue gambe lunghe erano avvolte in calze di seta, e lo sguardo che mi lanciò era sufficiente a farmi dimenticare ogni inibizione.
“Finalmente, Crypto,” disse, la voce un sussurro roco che sembrava già un preliminare. “Sei pronto per farmi urlare il tuo nome?”
Il sangue mi pulsava nelle vene. “Più che pronto,” risposi con un sorriso malizioso, chiudendo la porta dietro di me.
Lei fece un cenno, invitandomi a raggiungerla. Si girò lentamente, lasciando che il corsetto rivelasse la sua schiena nuda, la curva dei suoi glutei appena coperta da un tanga quasi invisibile. Non riuscii a trattenere il gemito che mi sfuggì.
“Non perdere tempo,” mi provocò, lasciando cadere il tanga con un movimento fluido. “Fammi vedere cosa sai fare.”
Mi avvicinai, il desiderio che bruciava in ogni fibra del mio corpo. Le mani le afferrarono i fianchi, e lei si lasciò guidare verso la chaise longue. Le mie labbra scesero sul suo collo, mordicchiandolo, mentre le mie mani esploravano ogni curva, afferrando con forza le sue natiche, premendo il mio corpo contro il suo.
Lei gemette, inclinando la testa all’indietro. “Così, Crypto… non fermarti.”
Non avevo alcuna intenzione di fermarmi. La spinsi dolcemente sulla chaise longue, osservando il suo corpo distendersi sotto di me. Le mie dita iniziarono a esplorare, scivolando tra le sue cosce, trovandola già bagnata e pronta. Ogni suo gemito mi alimentava, ogni movimento del suo corpo contro il mio accresceva la mia eccitazione.
“Voglio sentirti dentro di me,” ansimò, con gli occhi fissi nei miei, pieni di desiderio.
Non servivano altre parole. Mi spogliai rapidamente, lasciando cadere ogni barriera tra noi. Quando finalmente la penetrai, il suo corpo si arcuò, e un urlo di puro piacere riempì la stanza. Iniziai a muovermi con un ritmo deciso, le mie mani che stringevano le sue cosce, mentre i nostri corpi si univano con una forza primordiale.
“Più forte!” gridò, graffiandomi la schiena, il dolore dolce che si mescolava al piacere. Obbedii, spingendo più a fondo, aumentando la velocità, mentre il suono dei nostri corpi che si incontravano rimbombava tra le pareti.
La tensione cresceva, il piacere diventava insopportabile. Lei si aggrappava a me come se stesse cadendo in un abisso, le sue urla che si trasformavano in gemiti spezzati. Sentivo il suo corpo stringersi attorno a me, e sapevo che stava raggiungendo l’apice.
“Non fermarti, Crypto… sto venendo…!” gridò, e con un ultimo gemito il suo corpo si abbandonò completamente, tremante sotto di me.
Il mio climax arrivò subito dopo, un’esplosione di piacere che mi fece gemere forte, mentre il mio corpo si riversava nel suo. Rimanemmo così per qualche istante, entrambi senza fiato, avvolti dal calore e dal sudore, i nostri corpi intrecciati.
Quando finalmente ripresi fiato, la guardai negli occhi. Lei sorrise, soddisfatta, mordendosi leggermente il labbro inferiore.
“Benvenuto nella Sala Rossa, Crypto,” sussurrò. “Spero che tu abbia capito che qui… il piacere non finisce mai.”