Emma si lasciò cadere sul divano, il bicchiere di vino in mano e la testa già piena di fantasie. La giornata era stata un inferno, ma il pensiero di ciò che aveva tra le mani le faceva pizzicare ogni fibra del corpo. Il pacco, arrivato quel pomeriggio, la fissava dal tavolino: una scatola nera, avvolta in un nastro di seta rossa che urlava peccato. Dentro c’era lui: un vibratore nuovo di zecca, progettato per spingerla oltre ogni limite, per farla urlare come mai prima.
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Non ci pensò due volte. Le dita affamate iniziarono a scivolare sul tessuto della vestaglia, aprendola lentamente, lasciando che i suoi seni pieni si esponessero all’aria. I capezzoli divennero subito duri, turgidi e pronti per essere toccati. Emma si passò una mano sul corpo, scendendo verso le sue cosce, già umide al pensiero di ciò che stava per succedere.
Prese il vibratore tra le mani, lo accarezzò come fosse un amante, poi lo portò alla bocca, facendolo scivolare tra le sue labbra. La lingua lo lambì lentamente, godendosi la sensazione liscia del silicone, come se stesse succhiando un cazzo pronto a dominarla. La sua bocca si mosse su e giù per un attimo, assaporando quel momento, poi lo posizionò tra le gambe, che aveva aperto senza vergogna. La sua fica era già bagnata, il profumo del suo desiderio riempiva l’aria.
Emma accese il vibratore, e il ronzio profondo le fece scattare un brivido lungo la schiena. Non perse tempo: la punta vibrante toccò il suo clitoride gonfio, e il primo gemito uscì dalle sue labbra come un sussurro animalesco. “Cazzo, sì…” mormorò, muovendo il vibratore in cerchi lenti, spingendo quel piacere ancora più in profondità.
Il calore si espandeva, il suo corpo rispondeva a ogni vibrazione con scatti involontari. Emma gemette più forte, affondando le dita nell’altra mano dentro di sé, scavando nella sua figa stretta e bagnata. Le dita si muovevano in sincronia con il vibratore, affondando e uscendo con ritmo febbrile. “Sì… prendimi… riempimi…” ansimava, persa completamente nel vortice del piacere.
Sentiva l’orgasmo avvicinarsi come una tempesta. Le gambe iniziarono a tremare, il suo respiro era spezzato, i gemiti si trasformarono in grida soffocate. “Oh, sì! Sì, cazzo, vieni con me!” gridò, mentre la tensione esplose in un’onda devastante che la fece contorcere sul divano. La sua schiena si arcuò violentemente, mentre un urlo roco le uscì dalla gola. Il vibratore cadde dalle sue mani, ancora pulsante, mentre lei rimase lì, immobile e ansimante.
Il suo corpo tremava, le dita ancora sporche di sé, mentre il sorriso di pura soddisfazione si allargava sulle sue labbra. Ma la fiamma dentro di lei non si era spenta del tutto. Emma rise piano, sapendo che quella notte avrebbe continuato a esplorare ogni centimetro del suo piacere. E quel cazzo di vibratore era solo l’inizio del suo viaggio.